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Prestito Vitalizio Ipotecario: cos’è?

Se hai più di 60 anni e necessiti di un finanziamento da parte della banca, puoi ricorrere al prestito vitalizio ipotecario. Si tratta di un particolare tipo di prestito basato appunto sull’ ipoteca della tua abitazione che può fruttarti ottimi introiti per far fronte a spese improvvise o necessità impreviste. In questo breve articolo ne analizzeremo i requisiti, i vantaggi e gli oneri.

Questa tipologia di prestito, sviluppata su modello americano, è presente in Italia già dal 2005 ma di recente il Notariato ha deciso di creare una guida più specifica, atta ad aiutare chi ne fa richiesta a comprendere adeguatamente i propri obblighi e diritti durante il periodo di ipoteca.

Il requisito minimo per poter ottenere il prestito vitalizio ipotecario è l’aver compiuto i 60 anni di età e ovviamente di disporre di un’ abitazione proprietaria. La somma del prestito varia in base all’età del proprietario e ovviamente al valore dell’ immobile stesso: chi ha 60-70 anni potrà ottenere una cifra che varia dal 10 a 15% del valore dell’immobile, chi ne ha dai 70 agli 80 potrà ottenere il 20% e chi invece ha tra gli 80 e i 90 anni può arrivare al 40% e oltre, a discrezione della banca.

Il massimo erogabile dall’ istituto di credito è di 350.000 euro, cifra nettamente inferiore rispetto ad un eventuale mutuo, dettata dalla durata indefinita dell’ ipoteca.

Fra i contro di questa tipologia di prestito è fondamentale ricordare il tasso d’ interesse. Il prestito vitalizio ipotecario infatti presenta il tasso d’ interesse più elevato fra i tipi di finanziamento disponibili attualmente, sempre a causa della durata imprecisa del contratto. Tendenzialmente si parla di cifre al di sopra del 4%.

Altra caratteristica degna di nota è l’obbligo di intestare l’ipoteca non solo al richiedente ma anche al proprio coniuge (siano essi sposati o coppie di fatto), se convivono nella medesima casa messa sotto ipoteca, assumendo che anche quest’ ultimo abbia compiuto i 60 anni di età.

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Il padre senza lavoro deve versare il mantenimento ai figli!

Capita spesso che durante le cause di separazione o divorzio, molti di coloro che sono incaricati del mantenimento dei figli (principalmente i padri), trovino scappatoie per non versare il corrispettivo stabilità dal giudice. In particolare viene spesso dichiarato di essere disoccupati o di non avere una casa, ma una recente sentenza del tribunale di Udine ha messo in chiaro la situazione.

Il padre che si affida a suddette scuse per non adempiere ai propri doveri, non è più giustificato se non nel caso in cui riesca a presentare una documentazione esaustiva che sostenga ed esplichi al meglio la sua situazione economica e che l’ impossibilità lavorativa non dipendente dalla propria volontà.

Nel caso esaminato infatti il padre, recidivo nei pagamenti dall’ inizio della separazione adducendo come scusa la disoccupazione, è stato invece condannato dai giudici per violazione degli obblighi di assistenza familiare non avendo fornito la documentazione necessaria ad evidenziare suddetta impossibilità. Questa sentenza è un passo avanti nella risoluzione di situazioni ormai all’ordine del giorno in cui i mariti cercano sempre scuse per evitare i propri obblighi verso i figli.

La giurisprudenza dice nello specifico che “l’incapacità economica dell’obbligato, intesa come impossibilità di far fronte agli adempimenti sanzionati dall’art. 570 cod. pen. deve essere assoluta e deve altresì integrare una situazione di persistente, oggettiva ed incolpevole indisponibilità di introiti”. Sottolineando di fatto quanto espresso nella sentenza.

Con questa particolare sentenza la giurisprudenza cerca di tutelare prima di tutto l’interesse dei figli di una coppia separata che hanno diritto ad un tenore di vita consono e proporzionato alle possibilità dei genitori.

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Mutui: le prime proposte del 2020

Il nuovo anno è cominciato da poco ma c’è già chi fra i buoni propositi ha deciso di passare da un contratto in affitto all’acquisto di una casa. Affrontare una spesa così cospicua richiede ovviamente l’apertura di un mutuo ma come regolarsi? A quale banca conviene rivolgersi? Quali sono le prime offerte del 2020 su cui puntare per avere il maggior beneficio? Nelle righe seguenti cercheremo di aiutarti a scegliere!

Valutando gli ultimi dati statistici per quanto riguarda i tassi di interesse cresce l’incertezza sul medio periodo e si sospetta un possibile rialzo nel corso dell’anno per spread e indice di Eurirs (quello usato per calcolare proprio la rata del mutuo a tasso fisso). Questa situazione in bilico deve essere sfruttata fintanto che è ancora favorevole ed è per questo motivo che Gennaio è il mese perfetto per chiedere un mutuo.

Chi sta pensando di prendere la prima casa e godere quindi delle agevolazioni previste dalla legge, potrebbe trovare molto interessanti le seguenti proposte prese da 3 banche differenti ma tutte allo stesso modo molto vantaggiose.

1) Cariparma propone Gran Mutuo Casa Semplice, presente sia a tasso fisso che variabile e rimborsabile a partire da 5 anni fino ad un massimo di 30 con la possibilità di sospendere la quota capitale e apportare variazioni rispetto alla durata del piano di rimborso.

2) ING Direct fino al 15 febbraio propone uno spread promozionale a partire dall’1,40% per chi sceglie Mutuo Arancio in abbinamento a Conto Corrente Arancio. Il finanziamento può essere stipulato a tasso fisso, variabile, fisso rinegoziabile.

3) CheBanca! offre una riduzione promozionale dello spread per le richieste di mutuo inviate entro gennaio 2020 con stipula entro marzo. In finalità acquisto prima casa il tasso fisso applicato, pari all’1,35% per rimborsi fino a 25 anni e all’1,60% per durate superiori, può beneficiare di uno spread ridotto di una percentuale compresa tra lo 0,15% e lo 0,36% in base alla LTV.

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Il Csm si arena sul sistema elettorale

Se ne parla già da un po’ ma la riforma per il Consiglio Superiore della Magistratura ha preso il via solo da poche settimane e si trova già a dover subire uno stop forzato. Dagli ultimi rapporti sembra infatti che fra le parti in causa vi sia un pesante disaccordo sul sistema di elezione dei togati.

L’ ex ministro della giustizia Scotti, durante il riepilogo del lavoro svolto fino a questo momento, ha indicato vari punti che sono stati accettati di comune accordo da tutti: ad esempio l’auspicio ed il forte desiderio che il sistema preveda un’uguaglianza di genere sia in fase di candidatura, nelle opzioni di voto ed in qualunque altro aspetto del meccanismo elettorale.

Un altro punto che ha riscontrato il pieno sostegno delle parti, è l’esclusione della eleggibilità nel Csm dei giovani magistrati, quelli in sostanza che ancora non hanno conseguito la prima valutazione di professionalità.

Il disaccordo però si manifesta forte quando si tratta di scegliere la modalità in cui avranno luogo le elezioni dei giudici. Alcuni vorrebbero infatti il sistema proporzionale, altri quello maggioritario a doppio turno, ed è emersa addirittura una terza opzione che recepisce la presentazione delle candidature per liste ma limita l’espressione di voto ai candidati e non pure ad una lista.

L’indecisione su questo punto riporta il Csm ed il rinnovamento a fare un passo indietro ripetendo quello che in Italia è già successo più volte durante il corso della storia, ovvero sarà il ministero stesso ad avere l’ultima parola, trasformando il sistema elettorale in una scelta politica.

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Conviene ancora affidare i propri risparmi alle banche?

Una domanda che in tantissimi ci siamo posti e ci poniamo tuttora non è vero? Vista la crisi, i mercati oscillanti e l’apparente difficile ripresa, le persone cominciano a chiedersi se non sia meglio prendere i propri risparmi e metterli sotto il materasso come facevano una volta i nostri nonni. Vediamo insieme perché è ancora conveniente affidarsi a degli esperti.

Le banche hanno da sempre come funzione principale quella di prendere i soldi dei risparmiatori e rimetterli nel ciclo economico, rifornendo conti, prestiti, investimenti e via discorrendo. Questo da modo all’economia di continuare a girare e soprattutto aiuta i fondi di risparmio dei clienti a crescere grazie agli interessi sul proprio capitale.

Naturalmente non bisogna prendere per oro colato tutto quello che dicono le banche, quindi la cosa migliore da fare è trovare unì istituto di credito che faccia al caso vostro, che sia trasparente ed affidabile e che soprattutto vi metta a disposizione i suoi esperti in caso di necessità. Se affiderete i vostri risparmi alle persone giuste, potrete vederli fruttare nel giro di pochi anni e saranno sempre al sicuro.

I nostri nonni nascondevano i soldi nel materasso ma questo ad oggi sarebbe rischioso, poiché tenere i soldi in casa li esporrebbe a svariati pericoli, primo fra tutti il furto, lo smarrimento, addirittura l’incendio potrebbe distruggere letteralmente tutti i vostri averi. Senza contare che non rimettere in circolo i soldi si traduce in un effettivo danno economico per il paese.

Non abbiate paura di affidare i vostri risparmi a degli esperti, ma fatelo sempre con consapevolezza ed attenzione.

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Il prestito Inpdap

Molti di voi sapranno che l’Inpdap non esiste più dopo il decreto Salva Italia di recente emanazione, ma le sue funzioni esistono tutt’ora e sono state trasferite sotto il controllo dell’INPS, fra esse vi è anche il prestito Inpdap. Vediamo nel dettaglio a chi si rivolge e in cosa consistono le varie soluzione offerte.

I prestiti Inpdap si rivolgono soltanto ai dipendenti pubblici che per averne diritto devono quindi essere iscritti alla Gestione Dipendenti Pubblici. Esistono 3 tipologie di soluzioni finanziarie offerte a seconda delle necessità del richiedente: Piccoli Prestiti, Prestiti Pluriennali Diretti e Prestiti Pluriennali Garantiti.

I Piccoli Prestiti si rivolgono sopratutto a coloro che hanno necessità di sopperire alle quotidiane spese di natura domestica come la spesa, le bollette, un problema medico non previsto e via discorrendo. Essi hanno una durata che va dai 2 ai 4 anni e non è richiesta alcuna documentazione di spesa. Le somme accordate invece sono variabili a seconda del profilo creditizio del richiedente e alla durata del finanziamento.

Quando si presenta una necessità personale o familiare più grave, che richiede quindi una spesa maggiore, è possibile richiedere i Prestiti Pluriennali Diretti che hanno una durata superiore (da 6 a 10 anni) e possono essere molto più consistenti rispetto ai piccoli prestiti. Essi però hanno anche requisiti più rigidi per essere concessi, ad esempio il richiedente deve avere un contratto a tempo indeterminato oppure, se è a tempo determinato, deve avere una durata di almeno 3 anni e le rate devono essere rimborsate entro il termine del contratto, usando come garanzia anche il tfr.In più è necessario fornire una documentazione concreta sulla causa della necessità.

I Prestiti Pluriennali Garantiti invece si erogano a fronte dei rischi di: decesso dell’iscritto prima che sia estinta la cessione; cessazione dal servizio senza diritto a pensione; riduzione dello stipendio del cedente. Essi hanno durata da 5 a 10 anni e non richiedono alcuna documentazione scritta se non un certificato medico di buona salute del richiedente.

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Incremento dei mutui

Secondo gli ultimi dati diffusi dall’ Istat sembrerebbe confermato un incremento tangibile della compravendita di immobili ed un conseguente aumento dei muti che i cittadini hanno scelto di stipulare con banche ed altri enti nel secondo trimestre del 2015. Un segno flebile ma positivo di una lenta ripresa economica nazionale che consente a sempre più cittadini di tornare ad investire sulle proprie abitazioni.

I dati riportati dall’agenzia di statistica mostrano un effettivo aumento del 6,2% di contratti notarili relativi alla compravendita degli immobili rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, questi dimostra che il potere economico dei cittadini italiani sta effettivamente aumentando seppur ancora troppo lentamente per considerare la crisi scongiurata del tutto.

Con questo incremento di vendite e acquisti sono ripartiti anche i mutui che sulla media nazionale hanno visto addirittura un incremento del 23,1% per un totale di 88.173 mutui in totale stipulati nel secondo trimestre di quest’anno. Numeri non indifferenti se pensiamo a quanto erano calati drasticamente solo fino all’anno scorso.

Il primo semestre 2015 si conclude, dunque, in positivo per le compravendite, i mutui, i finanziamenti ed altre obbligazioni. Le compravendite crescono per il settore immobiliare (+1,5%), grazie alla performance del settore abitativo (+1,8%) e nonostante la variazione negativa del comparto ad uso economico (-1,8%). I mutui registrano una variazione positiva del 16%, per un totale di 156.334 convenzioni.

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Approvata la legge che tutela il Cinema

Manca meno di un mese all’entrata in vigore della nuova legge Franceschini approvata il 3 novembre scorso, che ha come obiettivo principale il rilancio del settore cinematografico ed audiovisivo italiano, pilastro economico e sociale della nostra nazione. In questo articolo elencheremo i punti salienti della legge, analizzandone a grandi linee i concetti.

  1. Istituzione di un “Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e audiovisivo” di almeno 400 milioni annui

Il Fondo è finalizzato a supportare finanziariamente tutti gli interventi a sostegno del settore. Il Fondo sarà direttamente finanziato dagli introiti erariali, nello specifico con una quota pari all’11 per cento delle imposte ai fini IRES e IVA versate dalle imprese del settore; la legge prevede comunque una dotazione minima del Fondo pari a 400 milioni di Euro annui. Si imposta così un meccanismo di “autofinanziamento” del settore.

  1. Introduzione di contributi automatici e riduzione dei contributi selettivi

Il Ministero, attingendo al Fondo, eroga contributi automatici in favore di imprese che producano o distribuiscano all’estero nuove opere cinematografiche e audiovisive italiane. La quantificazione del contributo avviene secondo parametri oggettivi che tengono conto dei risultati economici, artistici e di diffusione, considerando le opere precedentemente prodotte o distribuite dalla medesima impresa.

  1. Potenziamento degli strumenti di sostegno finanziario

Il tax credit, ideato per incentivare la produzione e la distribuzione di opere cinematografiche italiane, viene potenziato. La legge prevede sei diverse tipologie di tax credit.

  1. Valorizzazione delle sale cinematografiche e digitalizzazione del patrimonio artistico

È previsto un Piano straordinario per un importo fino a 120 milioni di Euro in cinque anni per riattivare le sale chiuse e aprirne di nuove, cercando di favorire la conservazione e la valorizzazione delle sale storiche attraverso il vincolo di destinazione d’uso. Questo intervento di recupero delle sale cinematografiche si affianca al piano straordinario di digitalizzazione del patrimonio cinematografico e audiovisivo, concesso a imprese di post-produzione in proporzione al volume dei contenuti digitalizzati.

  1. Riordino normative di settori importanti dell’audiovisivo

Viene attribuita al Governo un’ampia delega per la riforma del pubblico registro cinematografico, la riforma della revisione cinematografica (con la soppressione della c.d. “censura preventiva” e la responsabilizzazione degli operatori del settore in ordine alla classificazione dei contenuti) e la riforma della promozione della trasmissione e diffusione delle opere europee da parte dei fornitori di servizi media audiovisivi.

  1. Istituzione del “Consiglio superiore del cinema e dell’audiovisivo”

Il Consiglio Superiore sarà composto da undici membri dotati di comprovata professionalità ed esperienza nel settore, con compiti di consulenza e supporto nell’elaborazione e attuazione delle politiche di settore, nonché nella predisposizione di indirizzi e criteri generali relativi alla destinazione delle risorse pubbliche per il sostegno alle attività cinematografiche e dell’audiovisivo.

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Referendum Costituzionale, le ultime parole di Renzi

Ieri a Bosco Albergati in provincia di Modena si è svolta la Festa dell’Unità a cui, fra gli altri partecipanti, è intervenuto anche il premier e segretario del PD, Matteo Renzi. Il suo monologo è iniziato con una scusa, il segretario di sinistra infatti ha detto di aver commesso un errore a personalizzare troppo la riforma costituzionale oggetto del referendum popolare che si terrà fra qualche mese.

Essa, aggiunge il premier, deve i natali all’ ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ne ha gettato le basi. <>, continua Renzi, <>.

Secondo il segretario PD infatti la modifica della Costituzione consentirebbe un taglio netto alle spese d’amministrazione del paese per un valore di 500 milioni di euro l’anno, che andrebbero impiegati nei fondi di assistenza sociale per le famiglie italiane in difficoltà.

Matteo Renzi continua poi spostando l’argomento sulle lotte intestine al partito invitando gli oppositori a presentare le loro ragioni di dissonanza al congresso PD, che si tiene ogni 4 anni, per la scelta del nuovo segretario generale, evitando in un momento così delicato per il Paese di creare ulteriore scompiglio, definendo le loro richieste “Sindrome di Bertinotti”.

Cosa pensate voi del referendum costituzionale? Che sia davvero tutto rosa e fiori come tenta di dipingerlo il segretario del PD o vi saranno conseguenze ben più gravi nella limitazione del potere popolare come sostiene l’opposizione?

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Prestiti famiglie italiane: com’è andato il 2019?

Il 2019 è quasi al suo termine e in questi giorni sono state rese pubbliche le stime ed i numeri relativi ai prestiti che le famiglie italiane e le imprese hanno stipulato durante il corso dell’anno. I risultati confermano una crescita non poco rilevante dei prestiti erogati a privati ma denota anche un’ abbassamento dei prestiti personali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, cosa significa ciò?

Il dato più importante che emerge dalla ricerca condotta da Eurisc è che le famiglie italiane stanno riguadagnando fiducia dopo i passati anni di crisi, estremamente negativi, cercando di investire in progetti rivolti al benessere familiare o all’acquisto di beni. I dati dimostrano che a sostenere l’andamento positivo dei prestiti finalizzati sono in primis i settori di auto e moto (con il 2,7% in più), beni ormai divenuti di primaria necessità per sopperire agli spostamenti quotidiani.

Oltre al settore dei trasporti personali però si può notare come gli italiani abbiano ricominciato ad investire anche negli elettrodomestici, nell’elettronica di consumo e nell’arredamento. Siamo davvero di fronte ad una flebile ripresa? Sicuramente va detto che il 2019 è stato un anno in cui il mercato dei prestiti ha chiuso sempre in maniera positiva ed in crescita ad ogni rilevazione, eccezion fatta per il mese di dicembre in cui vi è stato un piccolo calo.

Quello che possiamo augurarci è che la ripresa continui incessante anche per il 2020 così da poter finalmente tornare alla normalità ed asserire prima o poi che la crisi è stata finalmente debellata.