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L’azienda multi servizi, cos’è?

azienda multiservizi

Secondo il diritto italiano possiamo identificare come società multi servizi quell’azienda che si occupa dell’erogazione di due o più servizi pubblici come ad esempio allaccio di acqua e gas, gestione dei rifiuti, pulizia delle strade, illuminazione pubblica, cura del verde e via discorrendo. Essa provvede quindi a fornire tutti quei servizi che servono alla comunità, destinati a migliorarne la situazione ambientale e pratica.

Solitamente ogni regione ha 2 o 3 società multi servizi che si occupano della gestione del territorio per gli aspetti sopra riportati, tanto per citarne alcune fra le più famose in base alle determinate regioni in cui operano:

  • Parte della Liguria, Piemonte, parte dell’Emilia ed altre partecipazioni locali: Iren SpA
  • Lombardia: A2A SpA (con altre partecipazioni locali) e LGH SpA
  • Parte dell’Emilia, Romagna, parte delle Marche, Veneto e Friuli-Venezia-Giuli: Hera SpA
  • Parte della Toscana, Umbria e parte del Lazio: Acea SpA
  • Territorio veronese e 4.000 comuni in Italia: Gruppo AGSM

Suddette società possono essere a capitale pubblico, gestite quindi direttamente dallo Stato o dalla Regione, o a capitale privato (o misto pubblico privato) in cui per ottenere la gestione di un determinato servizio, l’azienda deve prima vincere una gara d’appalto.

Queste aziende permettono ai cittadini di avere servizi regolari mantenendo la comunità vivibile ed ottimale. Naturalmente vi sono anche alcuni vantaggi economici non indifferenti di cui tenere conto durante la gestione delle risorse.

Pratica del tutto comune è la fusione di più aziende che spesso, per salvarsi da tracolli economici, decidono di unire i propri sforzi e prendono in carico settori specifici dei servizi pubblici, divenendo poi un’ unica grande società.

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Assicurare il prestito: come si fa?

Assicurare il prestito è una delle scelte più sagge per tutti coloro che richiedono finanziamenti a lungo termine che potrebbero gravare pesantemente sulle spese familiari. Sottoscrivere una polizza assicurativa che provveda a risarcire il mancato pagamento di una rata alla banca o a saldare il conto in caso di decesso o incapacità del richiedente, è una prassi non obbligatoria ma fortemente consigliata.

L’unico caso in cui la sottoscrizione di un’ assicurazione è obbligatoria per legge è in presenza della cessione del quinto dello stipendio o della pensione. In questo caso si utilizzerà una polizza rischio impiego per i lavoratori o una polizza sulla vita per la cessione del quinto della pensione. Negli altri casi invece l’obbligatorietà viene meno ma è comunque un’ opzione da tenere in considerazione.

Non a caso gli istituti di credito sono più propensi ad erogare il finanziamento se il richiedente si impegna ad assicurare il prestito, perché ciò funge essenzialmente come ulteriore garanzia. Naturalmente questa opportunità è da valutare in presenza di grosse somme o di prestiti a lungo termine, così da tutelare il proprio nucleo familiare in caso di eventuali problemi finanziari o licenziamenti.

Per assicurare il prestito vi sono vari modi, il più semplice di solito lo offrono direttamente le banche. Al momento della stipulazione del finanziamento viene spesso suggerita all’ intestatario questa possibilità, mentre altre volte essa è un requisito fondamentale perché l’istituto di credito accetti di erogare il finanziamento.

Anche per l’assicurazione vi sono un’ infinità di offerte, è bene dunque informarsi nel dettaglio con le varie compagnie assicurative sulle offerte più convenienti.

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Escrow: perché dovresti farlo

escrow

In molti ci hanno chiesto di parlare dell’ escrow e del perché si dovrebbe fare. In questo articolo abbiamo quindi deciso di dare una risposta il più chiara possibile ai nostri utenti avvalendoci dell’aiuto di una nota società di sicurezza digitale come eWitness, per fornire informazioni il più corrette possibili.

Cominciamo con il capire cos’è l’ escrow e quali sono i suoi vantaggi; per fare ciò vi invitiamo ad immaginare questa situazione: Il soggetto A (padre) possiede una certa quantità di denaro che vuole dare al soggetto B (figlio) ma solo quando egli sarà diventato maggiorenne. A in questo caso decide di incaricare il soggetto C (solitamente un’ agenzia di sicurezza come eWitness), di conservare il denaro ed erogarlo soltanto al verificarsi delle condizioni da lui specificate, nel nostro esempio il compimento dei 18 anni per B.

Questo banale esempio è il modo migliore per riassumere l’ escrow. Il depositante (A nel nostro esempio), stipula un contratto col fiduciante (C eWitness) a beneficio del beneficiario (B il figlio) nel momento in cui si avverino le condizioni previste nel contratto.

Viene da sé che la convenienza di questo accordo sta nel mettere al sicuro un capitale, un oggetto, dei contanti, dei documenti eccetera, fino al momento della loro cessione al destinatario. eWitness inoltre fornisce in parallelo a questo servizio anche quello per la firma grafometrica, un baluardo difensivo praticamente inespugnabile che garantisce l’univocità della firma del depositante.

Se sei interessato a questo tipo di servizio, ti invitiamo a dare un’ occhiata al link riportato in questo medesimo articolo per ulteriori approfondimenti direttamente sul portale di eWitness.

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Mutui per i figli: cosa fare e non fare

mutuo figli

Per i giovani, cominciare una nuova vita in autonomia, soprattutto in questi tempi difficili, non è certo una passeggiata, ecco perché spesso i genitori si offrono di aiutarli sobbarcandosi in parte o in toto le eventuale spese per il mutuo della loro prima casa. Questo atto di buon cuore però può avere risvolti negativi, in particolar modo quando i figli sono più di uno, in questo articolo cercheremo quindi di dare alcuni suggerimenti su come creare un mutuo ai propri figli nella più totale trasparenza.

Le procedure più comunemente utilizzate dai genitori per aiutare i figli con i mutui sono due: la donazione di denaro oppure il pagamento totale o parziale direttamente al venditore. Entrambe queste procedure hanno pro e contro dal punto di vista legale, in particolar modo per ciò che riguarda la parte di eredità legittima che spetta ad eventuali fratelli e sorelle del figlio beneficiario del prestito, vediamo dunque un breve approfondimento per entrambe.

Partiamo dalla donazione di denaro: Per prima cosa i genitori forniscono ai figli le risorse finanziarie necessarie a pagare il prezzo concordato con il venditore. In questo caso la donazione deve essere perfezionata con atto pubblico davanti a un notaio a pena di nullità, a meno che l’importo non sia estremamente contenuto. Il passaggio successivo è la compravendita della casa, con cui il figlio, che ha incassato la donazione, pagherà il prezzo pattuito per la casa.

Il vantaggio di questa operazione è che dall’atto di compravendita non emerge alcuna liberalità, che potrebbe costituire un problema futuro, all’atto di vendita dell’abitazione. La donazione di denaro fino a euro 1.000.000 per ciascun genitore e per ciascun figlio non comporta il pagamento dell’imposta di donazione. Gli atti notarili hanno comunque un costo che, seppur contenuto, costituisce lo svantaggio di questa duplice operazione.

L’alternativa è il pagamento diretto dell’immobile da parte del genitore. In questo caso però si tratta di una liberalità che, come dicevamo in precedenza, potrebbe creare problemi in caso di vendita.

Ricordiamo che gli istituti di credito sono restii a concedere mutui su case donate, per il problema delle rivendicazioni di eventuali eredi non soddisfatti. Inoltre si corre il rischio di controlli dell’Agenzia delle Entrate a carico dell’acquirente in ordine alla provenienza del denaro impiegato nell’acquisto.

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Applicare Keynes per rilanciare l’economia dei territori colpiti dal sisma

keynes territori terremotati

I tragici eventi degli ultimi mesi avvenuti nelle regioni di Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria, hanno letteralmente cancellato alcuni paesi. Nonostante fortunatamente le vittime umane del sisma questa volta siano state contenute, a pagare il prezzo maggiore della tragedia sono stati gli edifici e le economie dei comuni colpiti, trasformandoli in molti casi in veri e propri paesi fantasma, svuotati dei propri abitanti costretti ad andarsene probabilmente per sempre.

Negli scorsi giorni però qualcuno ha avanzato un’ interessante proposta che consentirebbe di rilanciare l’economia delle zone vessate dal terremoto, recuperando aziende ed investendo sul territorio, insomma potrebbe esserci all’orizzonte un nuovo bagliore di speranza ed una reale possibilità di investimento. L’idea è quella di applicare le teorie di uno dei maggiori economisti del XX secolo, John Maynard Keynes.

In una delle sue teorie più famose Keynes sostiene che per fare rimettere in modo un’economia con capacità produttive non utilizzate e disoccupazione si potrebbero assumere dei lavoratori per scavare buche profonde, mettervi delle bottiglie contenti banconote di grosso taglio, chiuderle e poi pagare altri lavoratori per scavare di nuovo per recuperare le banconote. Così si mette in moto una domanda multipla. I lavoratori spendono il salario con una nuova domanda di beni e servizi.

Per scavare le buche si ordinano macchinari e attrezzature; per sistemarle occorre calce e per riaprirle altri attrezzi. Quindi nasce una nuova domanda di beni di investimento e di materiali per l’edilizia. Le imprese di beni di consumo, dato l’aumento di domanda, fanno nuovi investimenti. C’è così un moltiplicatore della spesa iniziale che genera la ripresa, nuovo reddito, un nuovo risparmio ex post.

Anziché lavorare per recuperare le banconote nelle bottiglie, bisogna recuperare edifici, vie di comunicazione, beni culturali e ricostruire ciò che è stato distrutto. C’è, come nell’esempio di Keynes, potenzialmente, un moltiplicatore importante nel settore edilizio e in quelli a esso strumentali e nei beni e servizi offerti dalle imprese domestiche. Con investimenti rapidi e mirati potrebbe quindi essere possibile ridare vita ai territori colpiti dal sisma rilanciandone l’economia.

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Mutui prima casa: le offerte di dicembre

mutui prima casa

I prezzi degli immobili, ancora in ribasso a causa della recente crisi, contribuiscono a rendere convenienti i mutui per la prima casa che gli italiani possono richiedere. In questo breve articolo daremo qualche idea concreta sull’andamento del settore immobiliare e sulle offerte attualmente disponibili nel mese corrente, così da aiutarti a scegliere quello che più si avvicina alle tue esigenze. Vediamo insieme cosa ha in serbo per te il mercato questo mese!

L’Ufficio Studi Tecnocasa ha messo a confronto l’acquisto di un trilocale di 90 metri quadri in dieci principali città, ipotizzando per l’anno 2012 il ricorso a un mutuo della durata di 25 anni al tasso medio del 4% e un loan-to-value dell’80%. La città che ha registrato il gap di prezzo più importante è Genova: 183.700 euro il prezzo pagato cinque anni fa contro i 110.200 euro di quest’anno, con un mutuo a tasso fisso al 2,10% e una rata mensile che passa da 775,71 euro a 377,98 euro: un calo del 50%.

Come puoi vedere dunque il risparmio di cui ti stiamo parlando è concreto e tangibile, ecco perché, se sei in procinto di acquistare una nuova casa, questo è il momento migliore per investire i tuoi risparmi e scegliere un mutuo prima casa conveniente e soprattutto duraturo nel tempo.

Per i mutui a tasso fisso ti consigliamo di dare uno sguardo a Mutuo Promo – Tasso fisso di Banco BPM che ha una rata mensile di 565,65 euro al Tan dell’1,90% e Taeg 2,07%. La durata del prestito va dai 10 ai 30 anni. Altro mutuo a tasso fisso molto interessante è quello di  Webank.it caratterizzato da una rata di 583,44 euro al Tasso Fisso del 2,17% e Taeg 2,21% che include anche l’assicurazione contro incendi e rischi gratuitamente.

Per i mutui a tasso variabile invece ti consigliamo Mutuo Pratico a tasso variabile di Deutsche Bank con rata di 506,34 euro mensile al Tan dello 0,96% e Taeg 1,07%; oppure Mutuo a Tasso Variabile Semprelight di IWBank con rata mensile di 514,91 euro e Tasso a regime dell’1,10%. Il Taeg è 1,12%.

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Il nuovo prestito Cofidis: un vantaggio per tutti

nuovo prestito codifis

Fra le ultime novità che ci ha portato Settembre troviamo il nuovo prestito Cofidis pensato per aiutare privati ed aziende a far fronte a spese inaspettate. Delle varie proposte attualmente disponibile sul mercato, quella della società di credito francese è sicuramente una fra le più vantaggiose. In questo breve articolo ne analizzeremo i pregi per darti modo di comprendere se può fare o meno al caso tuo. Buona Lettura.

Cofidis mette a disposizione la possibilità di richiedere un nuovo tipo di prestito, sia personale che finalizzato, a condizioni particolarmente vantaggiose e competitive. Si tratta di soluzioni caratterizzate da una grande flessibilità che permettono ad ogni cliente di ottenere fino a 10.000 per far fronte a spese improvvise oppure come base per realizzare progetti più dispendiosi.

Ciò che però contraddistingue il nuovo prestito ideato da Cofidis è la possibilità per il cliente di personalizzare la propria rata mensile modellandola sulle proprie esigenze ed estendendola fino ad un massimo di 72 mesi. Inoltre è possibile saltare fino a 3 pagamenti nel corso del finanziamento, così da poter far fronte ad eventuali imprevisti economici. Questa flessibilità offerta dal gruppo francese, rende questa nuova tipologia di prestito estremamente interessante, soprattutto per chi è in procinto di aprire una nuova attività o di comprare magari un’ automobile.

Cofidis assicura una risposta rapida alle domande relative ai prestiti, in circa 48 ore infatti potrai sapere se è stata accettata. Rapidità, trasparenza e flessibilità, fanno di questo nuovo prestito un’ opportunità importante per rilanciare te stesso o la tua attività.

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Lo ius soli, fra polemiche e statistiche

ius soli

Nei giorni scorsi avrete sicuramente sentito parlare di ius soli, un termine latino che fa riferimento ad una legge in discussione dal settembre del 2015 e che a breve dovrebbe passare al vaglio del Senato. Ma di cosa si tratta e perché sta suscitando tante polemiche all’interno delle camere con addirittura qualche episodio di scontri fisici e proteste da parte di alcune fazioni politiche?

Questa nuova riforma ha a che fare col diritto di cittadinanza e ne modificherebbe buona parte delle condizioni attualmente vigenti, considerate fra le più rigide in Europa. L’idea alla base degli emendamenti presentati nel Settembre 2015 e già approvati dalla Camera, è quella di semplificare l’ottenimento della cittadinanza per i figli di immigrati in possesso di permessi di soggiorno di lungo periodo o diritto di soggiorno permanente nel nostro Paese.

La riforma, ferma al Senato da quasi due anni, introduce i principi dello ius soli “temperato” e dello ius culturae. Principalmente, i casi previsti sono due:

1) – IUS SOLI. Si riconosce la cittadinanza italiana a chi è “nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno in possesso del permesso dell’Unione Europea per soggiornanti di lungo periodo (cittadini extra Ue) o il “diritto di soggiorno permanente” (cittadini Ue)”.

2) – IUS CULTURAE. Beneficiario è “il minore straniero, che sia nato in Italia o vi abbia fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età. Egli acquista di diritto la cittadinanza, qualora abbia frequentato regolarmente (ai sensi della normativa vigente) un percorso formativo per almeno cinque anni nel territorio nazionale”.

In entrambi i casi, l’acquisto della cittadinanza italiana si realizza mediante dichiarazione di volontà, espressa (all’ufficiale dello stato civile del Comune di residenza del minore) da parte di un genitore o di chi eserciti la responsabilità genitoriale. La dichiarazione della volontà di acquisire la cittadinanza italiana deve essere espressa entro il compimento della maggiore età dell’interessato.

I ragazzi stranieri semi-italiani ormai sono decine di migliaia, molti dei quali frequentano già regolarmente le nostre scuole e si sono inseriti perfettamente nella nostra cultura. Secondo voi dunque è giusto concedere loro un riconoscimento legale e di conseguenza tutti i diritti ed i doveri ad esso correlati?

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Immobili nelle grandi città: è il momento giusto di acquistare

Gli ultimi anni di crisi hanno messo a dura prova molti settori dell’economia, ma uno dei più colpiti è stato quello immobiliare che ha visto cali drastici di acquisti e affitti. Il 2016 però si è concluso finalmente con un dato positivo e questi primi mesi del 2017 sembrano confermare l’avvenuta ripresa facendo registrare un incremento medio delle transazioni di ben il 20,4%. Se si desidera acquistare un immobile dunque, questo è il momento giusto per chiedere un mutuo!

Mitula, noto motore di ricerca dedicato agli annunci di case, ha reso noto infatti che in alcune delle maggiori città italiane, i prezzi degli immobili hanno subito un notevole calo e molti cittadini stanno approfittando di questa corrente favorevole.

Lo studio evidenzia anche in quali città è più conveniente acquistare casa al momento: Milano ad esempio si classifica al primo posto con un ribasso nei prezzi degli immobili di circa l’8,4% rispetto al 2016, a seguire troviamo Bologna con una riduzione del 7% per il centro e del 9% in provincia, Roma presenta ribassi del 5,5% fino arrivare a punte del 15% nella zona Portuense, ed in fine troviamo Napoli con un solido 4% che arriva fino al 12% nell’ hinterland.

Siamo davanti a cifre di tutto rispetto che, accompagnate da vantaggiosi mutui a tasso fisso, possono consentire anche ai giovani che cercano la loro prima casa, di godere di notevoli sconti ed agevolazioni. Acquistare una casa in una grande città in questo momento significa risparmiare cifre notevoli trasformando questa scelta in un investimento a lungo termine davvero conveniente.

 

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Quando scade l’obbligo di mantenere i figli?

In presenza di una separazione come di consueto i genitori sono obbligati moralmente per legge (articolo 147 c.c.) a mantenere i figli, anche quelli che hanno raggiunto la maggiore età, tramite un assegno familiare mensile. L’importo di suddetto assegno viene stabilito dal giudice al momento della sentenza e tiene conto delle possibilità economiche del coniuge che deve versarlo e di altri fattori che non esplicheremo in questa sede.

Quello che però molte persone che si trovano a vivere con questo obbligo si chiedono è fino a che età sono obbligati a versare l’assegno di mantenimento ai propri figli. La domanda è infatti più che legittima poiché non sarebbe giusto obbligare un genitore a mantenere all’infinito un figlio, di norma infatti la cessazione del mantenimento avviene quando il figlio raggiunge la piena indipendenza economica.

Capita però a volte che alcuni soggetti si adagino sugli allori e pur avendo le capacità per provvedere a sé stessi, preferiscono campare sulle spalle dei genitori, spesso come modo per punirli od incolparli della separazione. Secondo la legge però vi è un limite di età entro cui è possibile percepire l’assegno familiare, stimato in 34 anni, ovvero quando si presume che ormai il figlio abbia già terminato gli studi e abbia trovato la propria strada.

Il genitore quindi che si trovi ad avere a che fare con un figlio indisciplinato che preferisce fare il mantenuto anche oltre l’età massima di 34 anni, può appellarsi al giudice perché rimuova l’obbligo del mantenimento che otterrà quasi sicuramente. Questa legge è già stata infatti applicata in alcune recenti sentenze al tribunale di Milano, eppure vi è ancora molta disinformazione in merito, speriamo dunque che questo breve articolo aiuti i più ad avere una maggiore consapevolezza dei loro diritti.